Quando richiederla, in cosa consiste, come preparare il tuo bambino alla visita e cosa aspettarsi una volta finita
Nel bambino è necessario effettuare le cosiddette visite filtro, entro il primo anno di vita, al terzo anno e al sesto anno. Inoltre, se i genitori o il pediatra dovessero sospettare la presenza di problemi visivi, è importante escluderli al più presto con una visita aggiuntiva. Se il tuo bambino ha iniziato a correggere il suo difetto visivo, inoltre, sarà l’oculista a indirizzarti sulla tempistica con cui rivederlo. Ricorda: è molto importante rispettare gli appuntamenti che il tuo bambino ha dall’oculista, perché circa il 10% dei bambini rischiano di sviluppare occhio pigro, un problema completamente privo di sintomi, che esordisce nei primi anni di vita e che deve essere corretto al più presto.
Come per l’adulto, l’obiettivo della visita oculistica pediatrica è valutare lo stato di salute del sistema visivo; la grande differenza è che, almeno al di sotto dei tre anni di età, la collaborazione del bambino può non essere completa: pertanto, la visita mirerà a ricercare segni il più possibile indipendenti dalla collaborazione e, dove è necessario ottenerla, usare degli stratagemmi che attirano l’attenzione del bambino.
La visita oculistica consiste in una serie di procedure non invasive e non dolorose, alcune delle quali possono essere effettuate da un assistente. Innanzitutto, viene verificata l’anamnesi, cioè lo stato di salute generale e oculare, i pregressi interventi effettuati, l’uso di farmaci e la presenza di allergie. I genitori possono facilitare il personale medico in questa fase presentando una sintesi anamnestica (spesso disponibile dal medico curante o, ad esempio, nel foglio di dimissione di eventuali ricoveri ospedalieri).
Successivamente all’anamnesi, se fattibile in base all’età (di solito si riesce al di sopra di un anno) viene in genere effettuato un esame computerizzato per stimare il difetto visivo (autorefrattometria), della durata di pochi secondi.
Vengono verificati eventuali occhiali in uso; il genitore può facilitare questa fase portando la prescrizione degli occhiali in uso (…non la trovi? Chiedi al tuo ottico! Molto spesso è stata trattenuta da lui e comunque lui ha lo storico delle tue lenti).
Il passo successivo è provare, per ciascun occhio, la capacità visiva naturale (cioè il numero di decimi letti senza alcuna correzione) e con la migliore correzione.
Se il tuo bambino non collabora perché è troppo piccolo, la prova della vista potrebbe non essere effettuabile. In tal caso, l’oculista o l’assistente valutano alcuni segni indiretti, cioè la capacità di seguire stimoli visivi in maniera corretta con ciascun occhio. Se l’esame della vista è invece eseguibile, a seconda dell’età del tuo bambino, si possono usare i cosiddetti “ottotipi figurati” (che mostrano appunto figure al posto di lettere; di solito sono usati tra 1 e 3 anni di età) oppure le “E”.
Il test della acuità visiva con le lettere E consiste nell’orientare la lettera nelle quattro principali posizioni dello spazio; il bambino è invitato a indicare dove vanno le gambe: se in basso, in alto, a destra o sinistra. Questo test si usa generalmente dai 3 anni fino a che il bambino non ha imparato l’alfabeto. E’ molto utile eseguire questo test a casa nei giorni prima della visita per allenare il bambino; inoltre, ritagliare e colorare la propria E può essere un gioco che avvicina il bimbo alla visita con curiosità. Se cerchi una E adatta, clicca qui per scaricarla.
Dopo questa fase, si studiano alcuni parametri critici, legati alla collaborazione tra i due occhi: la motilità oculare (che dimostra l’assenza di deficit dei muscoli dell’occhio), i riflessi luminosi corneali (usati per verificare l’assenza di strabismo manifesto), il cover test (un test in cui si chiede al bambino di fissare un oggetto e, coprendo in sequenza un occhio o l’altro, si verifica l’assenza di strabismo), il riflesso di convergenza; vengono infine presentati al bimbo dei test per verificare la presenza di visione tridimensionale (test molto importante perché ci segnala che entrambi gli occhi inviano correttamente gli stimoli visivi al cervello e che queste strutture collaborano adeguatamente tra loro).
In seguito si studia il segmento anteriore dell’occhio e si dilata la pupilla con alcune gocce di collirio che bruciano per alcuni secondi (le riconoscerai: i colliri che dilatano la pupilla hanno tutti il tappo rosso!). Se si vuole studiare la presenza di difetti visivi latenti con l’esame della vista in cicloplegia, queste gocce verranno instillate più volte e la visita si concluderà dopo 20-30 minuti dall’ultima somministrazione.
A questo punto, si potrà ripetere l’esame computerizzato che stima il difetto visivo e misurare nuovamente la capacità visiva. Si concluderà la visita studiando il segmento posteriore dell’occhio… in questa fase, la luce sarà più intensa e potrà dare un po’ di fastidio al tuo bambino. Se tuo figlio è troppo piccolo, di solito invece dell’esame completo della retina, si usa il test del riflesso rosso: se proiettando una luce sulla retina, essa restituisce un riflesso omogeneamente rosso, questo significa che non ci sono patologie rilevanti a carico della retina e del cristallino.
Il tuo oculista è ora pronto a sintetizzare tutte queste informazioni e a concludere la visita.
Dopo la visita, la vista del tuo bambino potrà essere temporaneamente in difficoltà per effetto della dilatazione pupillare: la messa a fuoco per vicino sarà alterata e sarà più sensibile alla luce. Questi effetti durano alcune ore (in media 2-3 ore, ma sporadicamente fino a 24 ore) e si risolveranno quando la pupilla si sarà ristretta. E’ possibile che i genitori possano notare fino al giorno successivo alla visita un atteggiamento leggermente più agitato del bambino: questo è assolutamente normale e può essere un effetto di alcuni colliri usati per la cicloplegia.