Il termine glaucoma indica un gruppo di malattie degli occhi che colpiscono l’1-2% della popolazione, accomunate dalla perdita progressiva di fibre nervose, dall’aumento dell’escavazione della testa del nervo ottico e dalla riduzione della sensibilità retinica misurata con l’esame del campo visivo. Il fattore di rischio principale del glaucoma è l’aumento della pressione intraoculare, sebbene il 10-20% dei casi di glaucoma abbiano una pressione oculare normale. Altri fattori di rischio importanti sono la familiarità e la presenza di dispersione di materiale anomalo all’interno dell’occhio (come nel glaucoma pseudoesfoliativo o nel glaucoma da dispersione di pigmento) o l’uso di colliri cortisonici, che aumentano la pressione oculare.
Il glaucoma è asintomatico fino agli stadi avanzati e, se non riconosciuto e trattato tempestivamente, può portare a cecità. Data l’assenza di sintomi, è essenziale effettuare visite oculistiche periodiche (almeno ogni 2 anni) al di sopra dei 40 anni di età.
Durante la visita oculistica, il medico può sospettare la presenza di glaucoma perché ha trovato una diversità di escavazione della testa del nervo ottico tra i due occhi o la pressione oculare più alta della norma (sopra i 21 mm Hg con misurazione mediante tonometro di Goldmann; va sottolineato non bisogna fare affidamento sulle misure ottenute con altri tonometri). In caso di sospetto glaucoma, l’oculista vi consiglierà alcuni esami di approfondimento: l’OCT per studiare lo spessore delle fibre retiniche e delle cellule ganglionari da cui le fibre originano; l’esame del campo visivo per valutare la sensibilità retinica all’interno dei 30° centrali; la pachimetria per misurare lo spessore corneale centrale (parametro che può modificare il valore reale della pressione misurata).
E’ necessario inoltre effettuare un esame chiamato gonioscopia per studiare l’anatomia dell’angolo irido-corneale, in cui è posto il trabecolato, la struttura che filtra l’umor acqueo all’esterno dell’occhio e che ne regola la pressione. Questo esame serve a distinguere le forme ad angolo aperto da una minoranza in cui l’angolo è stretto o chiuso; la valutazione dell’angolo guida l’oculista nel definire correttamente le strategie terapeutiche da seguire.
La terapia classica del glaucoma ad angolo aperto consiste nell’utilizzo di colliri che abbassano la pressione intraoculare. Nei casi iniziali o quando non si vuole appesantire eccessivamente la terapia del paziente, si può scegliere di trattare il trabecolato con alcuni tipi di laser per aumentarne la filtrazione. Nei casi più severi, può rendersi necessario effettuare un intervento di chirurgia filtrante (trabeculectomia, sclerectomia profonda, ma anche a volte chirurgia innovativa con l’utilizzo di MIGS) con l’obiettivo di abbassare la pressione in maniera massimale.
Nei casi di glaucoma ad angolo stretto o chiuso, la terapia medica può funzionare molto meno del normale ed invece è vantaggioso asportare precocemente il cristallino con l’intervento di cataratta.
Una volta stabilito un obiettivo pressorio sulla base della severità del glaucoma, l’oculista invita il paziente ad effettuare visite di controllo periodiche con la ripetizione di OCT e campo visivo al fine di controllare la stabilità della malattia e la tollerabilità della terapia in atto.
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