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Dettaglio

L’epatite C è una malattia cronica del fegato dovuta al virus dell’epatite C (HCV). Al mondo, circa 100 milioni di persone hanno un’infezione cronica e circa 400.000 persone muoiono ogni anno per le sue complicanze (tumore del fegato e insufficienza epatica da cirrosi).

Il virus HCV si trasmette tramite contatto diretto con sangue infetto. La causa più comune di trasmissione è l’utilizzo promiscuo di aghi e siringhe infette. Altre cause meno frequenti sono:

– l’esposizione a materiale non sterile per procedure odontoiatriche, per l’esecuzione di tatuaggi e piercing;

– la condivisione di rasoi, spazzolini o forbici da unghie con persone infette;

– la promiscuità sessuale associata alla mancanza di protezione

Questi fattori, oltre all’esposizione a sangue infetto per trasfusioni, furono particolarmente importanti nel diffondere il virus prima che venisse scoperto nel 1989 e sono alla base dell’alta prevalenza di malattia nelle persone con più di 65 anni.

L’infezione acuta da HCV è molto spesso priva di sintomi. Nel 50-80% dei casi, dopo l’infezione acuta il virus cronicizza, danneggiando progressivamente il fegato. Pur in assenza di dati precisi, si pensa che in Italia il 3% degli ultra 65enni abbiano un’infezione cronica da HCV. La prevalenza è minore al diminuire dell’età.

La terapia dell’epatite C è stata insoddisfacente fino a pochi anni fa. Da pochi anni, invece, sono disponibili farmaci antivirali ad azione diretta (DAA), dotati di elevata efficacia (95-100%) e molto ben tollerati. Grazie alla loro introduzione clinica, farmaci precedentemente usati quali l’interferone sono ora controindicati.

I DAA possono essere somministrati a quasi tutti i pazienti con HCV (sono attualmente esclusi quelli con malattia in fase molto avanzata o quelli che assumono terapie che interagiscono con l’efficacia degli antivirali) e sono in grado di eliminare il virus grazie a un breve ciclo di cura di  durata compresa tra 8 e 16 settimane.

Grazie a questi nuovi farmaci, lo scenario della malattia nei prossimi anni è destinato a migliorare rapidamente, al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato per il 2030 l’obiettivo di eradicazione mondiale dell’epatite C.

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