Come riportare in equilibrio la propria postura?

La causa non è mai lì dove si manifesta il dolore” (Françoise Mezieres)

Spesso referti radiografici e risonanze magnetiche descrivono colonne vertebrali rettilinizzate o addirittura inverse, più frequentemente nel tratto lombare o cervicale. Questo significa che le curve della colonna vertebrale hanno perso la loro fisiologica struttura. Una colonna vertebrale sana, presenta tre curve principali: lordosi cervicale (curva a raggio convesso), cifosi dorsale (curva a raggio concavo), lordosi lombare (curva a raggio convesso).

L’alterazione di queste curve fisiologiche della colonna vertebrale, se non dovuta a diretti traumi, fratture o patologie ossee specifiche, altro non è che l’adattamento e il compenso antalgico a rispetto delle tre leggi fondamentali del Sistema Tonico-Posturale (STP, il sistema che elabora tutte le informazioni provenienti dall’apparato visivo, stomatognatico, vestibolare, muscolo scheletrico, podalico, cutaneo e psico-emozionale, e ne regola l’equilibrio e il movimento in modo automatico, permettendogli di adattarsi all’ambiente in cui si trova per svolgere al meglio le diverse attività motorie). Le tre leggi del STP sono: Non dolore, Equilibrio, Funzione.

In pratica, il corpo sfugge al dolore con dei compensi posturali; questo a lungo termine determinerà accorciamento e fibrosità dei tessuti fasciali, muscolari e legamentosi causando nel tempo disequilibri, alterazioni e dolori articolari.

Il problema posturale richiede una valutazione preliminare effettuata dall’ortopedico per rilevare l’assenza di patologie. A seguito, in corso di valutazione posturale, la fisioterapia si prefigge il compito di individuare le cause scatenanti del problema posturale; i successivi trattamenti, ottimizzati per il singolo paziente, saranno mirati a ripristinare la corretta omeostasi (cioè il complesso sistema di equilibrio) del nostro corpo.

Una macchia bianca nella bocca

La presenza cronica di una macchia bianca all’interno del cavo orale non deve mai essere trascurata, perché può essere il segno di un problema di facile soluzione ma anche, più raramente, un problema potenzialmente serio. Le principali patologie sottostanti a una formazione biancastra nel cavo orale possono essere le seguenti.

  • Pseudofibromi della bocca e della lingua: queste lesioni possono formarsi nella mucosa di una o più regioni del cavo orale a seguito di problemi di masticazione. Possono avere varie dimensioni, la loro consistenza è dura ed elastica, mentre il colore è pallido e al tatto è grumoso. Queste lesioni di solito non sono dolenti e si trovano sulla gengiva della guancia e delle labbra. Sono facilmente ulcerabili e spesso sono provocati dalla masticazione da abitudini scorrette come il “mordicchiamento” delle labbra. Non vanno affatto presi alla leggera perché potrebbero portare delle complicazioni. Per questo, non appena si riscontra questa lesione, è opportuno fare una visita medica. Nei casi più gravi, è possibile rimuovere il fibroma chirurgicamente con il laser attraverso il bisturi a lama fredda, il bisturi elettrico o il laser. 
  • Lichen planus orale: può presentarsi con chiazze bianche o rosse, ulcere o anche arrossamenti delle gengive che creano dolore più o meno intenso. Sia le lesioni che i sintomi possono modificarsi nel tempo. Il lichen planus orale è una malattia infiammatoria cronica che provoca striature bilaterali bianche, placche sulla mucosa vestibolare, la lingua, e la gengiva. Possono essere presenti, ma non necessariamente, eritemi, erosioni e bolle. La causa del lichen orale è sconosciuta; è accertato invece che non si tratti di un’infezione e che quindi non può essere trasmessa ad altre persone. E’ importante ricordare che il lichen orale deve essere tenuto sotto controllo, attraverso visite specialistiche periodiche, al fine di valutarne l’evoluzione e modificare la eventuale terapia secondo le necessità del caso.
  • Leucoplachia: si tratta di una lesione tipica del cavo orale, che interessa soprattutto la superficie della lingua e le mucose interne delle labbra e delle guance, ma a volte potrebbero essere coinvolte anche le mucose della laringe. La leucoplachia orale è la forma più diffusa, che si distingue per la formazione di placche biancastre alquanto sgradevoli alla vista, responsabili sovente di un’alterazione percettiva del gusto dei cibi e di fastidi all’interno della bocca. Le cause di questa lesione sono da associare principalmente al tabagismo; sovente è reversibile semplicemente smettendo di fumare. Nonostante sia raro che la leucoplachia degeneri in cancro, deve comunque essere considerata una possibile lesione precancerosa, poiché visibilmente dissimile dalla normale mucosa orale, dunque potenzialmente convertibile in tumore. 
  • Papillomi della bocca, della lingua e delle tonsille: pochi sanno che il tumore della bocca è per frequenza il sesto al mondo e, purtroppo, tra quelli con la mortalità più elevata. Può presentarsi in diversi siti: prevalentemente il pavimento orale, il labbro inferiore, la lingua e il palato molle. Può avere un aspetto esofitico, talvolta ricorda un cavolfiore, o nodulare o ancora di aspetto ulcerato. La prognosi è altamente variabile in base alla natura, alla sede e allo stadio della lesione. Tra i fattori di rischio quello principale è certamente il fumo di sigaretta, che contiene 60 composti cancerogeni. Si è calcolato che il rischio di carcinoma è 5 volte più alto in chi fuma 20 sigarette al giorno. Questo rapporto subisce una drastica impennata se si aggiunge il consumo di alcool, che incrementa di 100 volte il rischio d’insorgenza del carcinoma. Un altro importante fattore di rischio per lo sviluppo di un tumore orale è la presenza di un papilloma squamoso (o papilloma corneo). Esso è la forma più riconoscibile dell’infezione da papillomavirus a livello del cavo orale e si presenta come un sollevamento peduncolato della mucosa che, per le diverse digitazioni, assume il tipico aspetto “a cavolfiore” bianco o rosato.

La chirurgia della tiroide: quando e perché è necessaria?

Le principali patologie legate alla tiroide sono:

  • Noduli tiroidei: sono piccole masse solide o a contenuto liquido che si formano nel contesto della tiroide, una ghiandola localizzata alla base del collo. La maggior parte dei noduli tiroidei non dà sintomi: essi vengono spesso rilevati in modo accidentale durante un controllo medico di routine e non costituiscono un grave problema di salute. I noduli tiroidei che si rivelano tumorali costituiscono una bassa percentuale dei casi. Il trattamento delle nodularità tiroidee varia a seconda della loro tipologia, rendendo necessaria una valutazione specifica e adattata a ogni singolo paziente.
  • Gozzo: è una malattia benigna della tiroide, caratterizzata dall’aumento di volume della ghiandola. Il gozzo è in genere causato dalla mancanza cronica di iodio. Più raramente può essere causato da sostanze gozzigene naturali, ossia quegli alimenti in grado di bloccare l’assorbimento di iodio (rape, crescione, rucola, ravanello, rafano, verze, cavoli, colza), farmacologiche (sali di litio, fenilbutazone, acido paraminosalicilico) o da processi intrinseci della tiroide (es. tiroidite). Lo iodio è necessario per la sintesi degli ormoni tiroidei (tiroxina o T4 e triiodotironina o T3). Bassi livelli di questi ormoni spingono l’ipofisi a rilasciare un particolare ormone (thyroid stimulating hormone o TSH) che causa, in condizioni di carenza di iodio, la crescita smodata delle cellule tiroidee. I sintomi del gozzo compaiono tardivamente, quando oramai la ghiandola si è molto ingrandita. Sono sintomi di tipo “compressivo”, ossia legati allo schiacciamento delle strutture anatomiche circostanti, come l’esofago (difficoltà alla progressione del bolo alimentare) e la trachea (deviazione tracheale all’RX, difficoltà respiratoria particolarmente evidente da sdraiati, con necessità di dormire con più cuscini).
  • Tumori maligni della tiroide: il cancro della tiroide è abbastanza diffuso. Rappresenta il 3-4% di tutti i tumori umani e colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni. È uno dei tumori più frequenti per le donne in questa fascia d’età.

Esistono vari tipi di cancro tiroideo: il più frequente è la forma ben differenziata (papillare e follicolare) che rappresenta l’85-90% dei casi, poi c’è la forma scarsamente differenziata (5-7%), la forma midollare (5-7%), la forma indifferenziata o anaplastica (2-3%). La sopravvivenza è molto elevata nelle forme ben differenziate (oltre il 90% a 10-15 anni dalla diagnosi, se vengono seguite le cure adeguate). Un po’ meno curabili sono le forme scarsamente differenziate, quella midollare e quella anaplastica. Il segno più comune del tumore della tiroide è un nodulo isolato all’interno della ghiandola, che si sente con le dita se si tocca il collo in corrispondenza dell’organo. Non è invece indicata alcuna forma di screening, perché non vi sono marcatori specifici nel sangue. Inoltre la tiroide è un organo superficiale dove un ingrossamento è visibile nella maggior parte dei casi. Spesso si tratta di tumori che si mantengono silenti per lunghi anni. È però utile far palpare la ghiandola tiroidea dal proprio medico almeno una volta l’anno per individuare eventuali formazioni nodulari e, nel caso di sospetto, eseguire una ecografia tiroidea. La palpazione della tiroide dovrebbe comunque far parte di un corretto esame clinico di medicina interna.

La vertigine: perché si instaura e come trattarla

L’apparato vestibolare o labirinto, localizzato nell’orecchio interno, è deputato a garantire il senso dell’equilibrio del nostro organismo attraverso l’invio di informazioni al cervello sulla posizione della testa e del corpo nello spazio. Questo apparato è essenziale per mantenere la stazione eretta e per eseguire i movimenti del corpo. 

La vertigine è il fastidioso disturbo dell’equilibrio che si manifesta con la sensazione dello spostamento del corpo rispetto all’ambiente o dell’ambiente rispetto al corpo. La vertigine può essere dovuta a patologie dell’orecchio interno, ma anche a patologie scheletriche, squilibri muscolari, a patologie del sistema nervoso centrale e all’utilizzo di farmaci o all’abuso di sostanze.

L’inquadramento del paziente con vertigine richiede quindi molto spesso un approccio multidisciplinare, che correttamente interessa innanzitutto il medico otorinolaringoiatra, per poi richiedere, in casi specifici, la valutazione specialistica di neurologo, ortopedico, oculista e uno studio fisiatrico e fisioterapico; nei casi di sindrome di Meniere, è opportuno impostare una dieta iposodica.

Le patologie otorinolaringoiatriche sono le cause più frequenti di vertigine. Esse comprendono la otolitiasi, la labirintite, la neurite vestibolare.

L’otolitiasi determina vertigini parossistiche posizionali, di breve durata (meno di un minuto) e che insorgono in relazione ad alcune posizioni assunte dalla testa. Queste vertigini sono associate a nausea e nistagmo (movimento involontario degli occhi) e vengono curate con apposite manovre di riposizionamento degli otoliti, effettuate dallo specialista otorinolaringoiatra.

La labirintite è l’infiammazione dell’orecchio interno associata a riduzione dell’udito, vertigini, disturbi dell’equilibrio, problemi di postura e acufeni (ronzio nelle orecchie).

La neurite vestibolare o malattia di Ménière consiste nell’attacco di vertigine, improvviso e severo, accompagnato da nausea, vomito e nistagmo. La causa è l’infiammazione del nervo vestibolare e può manifestarsi con un singolo attacco isolato, della durata di 7-10 giorni, sebbene successivamente molti soggetti presentino ulteriori attacchi di vertigini più lievi per molte settimane. 

Nella malattia di Ménière sembrerebbe instaurarsi un aumento di pressione dell’endolinfa (il liquido contenuto nel labirinto) per cause sconosciute. I fattori di rischio comprendono un’anamnesi familiare di malattia di Ménière, preesistenti patologie autoimmuni, allergie, traumi cranici, sifilide. 

Questa malattia viene trattata in fase acuta con farmaci anticolinergici e benzodiazepine. L’uso di diuretici e una dieta iposodica spesso riducono la frequenza e la gravità degli episodi; nei casi gravi, può essere necessario distruggere il sistema vestibolare per via chimica o con un intervento chirurgico.

Le cause neurologiche di vertigine sono dovute all’incapacità del cervello di coordinare adeguatamente i segnali ricevuti dall’orecchio interno, spesso per insufficienza circolatoria, patologie metaboliche, traumi, stress emotivi e tossicosi alcoolica (da farmaci o droghe). 

La vertigine legata alla muscolatura del collo deriva, invece, da spasmi muscolari, conseguenza di patologie quali artrosi, compressione dei nervi del tratto cervicale, traumi.

La disfonia: cause e terapie delle alterazioni della voce

La disfonia è l’alterazione, sia quantitativa che qualitativa (raucedine), della voce; essa è la più comune patologia della laringe e faringe. 

Molte sono le cause di disfonia: 

– infiammazioni a carico della laringe 

– malformazioni congenite

– presenza di formazioni tumorali o di alterazioni a carico di uno o più organi connessi alla funzione fonatoria (corde vocali, naso, bocca, lingua, faringe, laringe, trachea) 

– traumi delle strutture connesse alla fonazione

– l’uso eccessivo della voce.

La disfonia può essere sia asintomatica che accompagnata da una sensazione dolorosa o di fastidio mentre si parla.

Durante una visita otorinolaringoiatrica per disfonia, lo specialista deve escludere le seguenti patologie:

Polipi alle corde vocali: si formano spesso in seguito a sforzi fonatori eseguiti in presenza di infiammazione delle corde vocali. Rispetto ad altri distretti corporei, le corde vocali non hanno sensibilità dolorifica, per cui la loro infiammazione è asintomatica in quanto non dolorosa. Esiste quindi il rischio di sottoporre le corde a sforzi notevoli mentre sono sofferenti. Per tale ragione è di grande importanza imparare a gestire la voce in modo sapiente nelle persone che ne fanno un uso professionale. Se la disfonia non si risolve entro alcuni giorni è necessario eseguire una visita otorinolaringoiatrica per distinguere le lesione benigna della laringe e delle corde vocali (polipo singolo o poliposi) da altre forme tumorali. Lo specialista otorinolaringoiatra può eseguire una laringoscopia indiretta o un esame video-endoscopico.

Noduli corde vocali: rispetto ai polipi, sono piccole protuberanze o rigonfiamenti sul bordo delle corde vocali; essi impediscono la perfetta chiusura delle corde vocali e determinano un’alterazione del timbro di voce. I noduli possono essere rimossi chirurgicamente; sebbene la rieducazione vocale possa in molti casi consentire una gestione non chirurgica di successo

Reflusso faringolaringeo: il reflusso dei succhi gastrici nelle alte vie aeree (faringe e laringe) danneggia e infiamma le mucose a causa della loro forte acidità. Questa patologia è causata da una disfunzione dello sfintere esofageo superiore ed è importante riconoscerla precocemente perché può causare problemi cronici.

Tumori maligni delle corde vocali e della laringe: sono i più frequenti tumori del distretto testa-collo. La fascia di età più colpita è quella compresa tra i 50 e i 70 anni. Le neoplasie della laringe originano, nella maggior parte dei casi, dalla mucosa che riveste l’interno dell’organo: il più comune è il carcinoma a cellule squamose (95% dei casi). In una percentuale minore di casi, il tumore origina da altri tessuti, quali il tessuto muscolare o connettivale (sarcomi), il tessuto linfatico (linfomi) o le ghiandole (adenomi). Il principale fattore di rischio è rappresentato dal fumo di sigaretta; il secondo è l’abuso di alcool. E’ fondamentale la diagnosi precoce, poiché consente di guarire da questo tumore in una altissima percentuale; nei casi con presenza di metastasi, la prognosi è purtroppo meno favorevole.

La riduzione dell’udito

La riduzione dell’udito è un problema frequente nella popolazione. Esiste un fisiologico invecchiamento dell’organo uditivo, che provoca una progressiva difficoltà ad udire suoni e parole; essa viene definita presbiacusia, analogamente alla presbiopia per l’occhio. I problemi uditivi, tuttavia, non riguardano solo le persone anziane, ma possono presentarsi a tutte le età con cause diverse. 

La prima causa di sordità acquisita in età giovanile è l’otosclerosi, una malattia distrofica, bilaterale, che determina un blocco della trasmissione dell’impulso sonoro da parte della catena degli ossicini (incudine, martello, staffa) dell’orecchio medio.  Essa si presenta in fase iniziale con la comparsa di acufeni in assenza di dolore. L’otosclerosi colpisce di solito le donne tra i 20 e i 40 anni e può subire accelerazioni durante la maternità e l’allattamento per un influsso ormonale sul metabolismo dell’osso. Oltre all’otosclerosi, si può manifestare una sordità precoce per colpa di un non adeguato controllo di patologie quali ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia, che comportano una frequente degenerazione del nervo dell’udito, solitamente bilaterale e simmetrica. Inoltre nell’adulto si può manifestare la sordità secondaria a causa dell’esposizione a rumori professionali dannosi.

Ci sono infine fattori locali specifici che possono determinare ipoacusia o sordità. Tra questi, la causa più importante sono le otiti medie ed esterne, cioè le infiammazioni rispettivamente a carico dell’orecchio medio e del canale uditivo esterno fino al timpano. Infine, la presenza anomala di cerume può essere associata a disturbi uditivi e dolore. Il cerume è una secrezione del nostro corpo che, pur apparendo po’ sgradevole e da eliminare periodicamente, in realtà svolge un importante ruolo per eliminare dall’orecchio esterno le cellule che si sono sfaldate. Tuttavia, un accumulo eccessivo di cerume può determinare la sensazione di testa “ovattata” o fare insorgere acufeni o un vero e proprio calo uditivo; può infine causare dolore (otalgia) o favorire un’infezione batterica a livello del canale uditivo. 

Esistono persone che producono un cerume particolarmente viscoso e che sono quindi a rischio aumentato di formare tappi di cerume; altri fattori di rischio sono:

  • la presenza di dermatiti che aumentano lo sfaldamento delle cellule di rivestimento del canale uditivo
  • la ridotta capacità di eliminazione del cerume per uso di apparecchi acustici o tappi auricolari (ad esempio, persone che li usano la notte per dormire)
  • scarsa pulizia dell’orecchio
  • la pratica frequente di sport acquatici: a causa dei possibili ristagni d’acqua all’interno del condotto uditivo, il rischio di formare un tappo di cerume è aumentata poiché il cerume è una sostanza igroscopica (cioè in grado di trattenere l’acqua).

Molto spesso la sordità può essere curata con interventi chirurgici innovativi o altrimenti mediante protesi acustiche. In caso di problemi di udito, rivolgiti ai nostri specialisti per avere un inquadramento diagnostico corretto e per discutere le soluzioni per te perseguibili.

La difficoltà respiratoria

Normalmente il respiro è una funzione che avviene senza che ce ne accorgiamo e di conseguenza non è normale avvertire l’atto respiratorio a meno che non si sia concentrati su di esso. La sensazione di difficoltà respiratoria può essere causata da molteplici cause a livello nasale:

  • Ipertrofia dei turbinati: è costituito dall’aumento di volume della mucosa dei turbinati a causa di fattori tra cui allergia, aumentata sensibilità a stimoli aspecifici (termici, chimici, ottici, climatici, meccanici, emotivi), abuso di spray vasocostrittori, precedenti infezioni.
  • Deviazione del setto nasale: è un disturbo che si verifica quando la lamina osteo-cartilaginea interposta tra le due cavità nasali subisce una deviazione dall’asse mediano,  restringendo il canale della narice interessata e riducendo quindi il flusso d’aria attraverso di essa. Il setto nasale deviato è frequentemente asintomatico; più raramente può essere associato a sanguinamento nasale (epistassi) frequente, sonno disturbato, disturbi respiratori. Se questa riduzione è così severa da costituire un vero e proprio impedimento al passaggio dell’aria, si parla di ostruzione nasale di tipo patologico. Se i disturbi sono insopportabili, è necessario ricorrere alla settoplastica, ovvero l’intervento chirurgico per il raddrizzamento del setto nasale deviato.
  • Sinusite: è la più comune forma di infiammazione dei seni paranasali, comunemente causata da un’allergia o un’infezione virale o batterica. Alcuni dei sintomi più comuni di sinusite sono dolore, dolorabilità alla palpazione, sensazione di congestione nasale e cefalea.
  • Sinusite odontogena: è una patologia spesso trascurata e molto spesso mal diagnosticata. Si tratta di una particolare forma di sinusite in cui l’origine della patologia non va ricercata all’interno del naso, bensì a livello dentale. Diversi elementi dentali dell’arcata dentaria superiore (in genere i premolari ed i primi molari) hanno le radici che aggettano nel seno mascellare. La sinusite odontogena insorge a seguito di un’infezione dentaria propagatasi lungo il canale radicolare o a seguito di granulomi dentari. Si tratta spesso di una delle forme piu’ aggressive e debilitanti di sinusite, con importante dolore faciale e quadri infettivi floridi con scolo di pus dal naso o – in caso di fistole – dal cavo orale.
  • Poliposi nasosinusale: è una patologia infiammatoria dell’apparato respiratorio, caratterizzata da escrescenze che originano dalla mucosa delle cavità nasali e dei seni paranasali e che, aumentando di volume, tendono a procurare ostruzione respiratoria.
  • Epistassi (sangue da naso): è la perdita di sangue venoso o arterioso dalla cavità nasale. L’epistassi può essere causata da traumi, infezioni (principalmente quelle delle vie respiratorie), crisi ipertensive o disturbi della coagulazione.

In tutti questi casi, è opportuno effettuare una visita otorinolaringoiatrica; lo specialista sarà in grado di consigliarti gli opportuni approfondimenti per risolvere il tuo disturbo.